Non ho mai fatto un viaggio deciso all'ultimo, generalmente pianifico per tempo: mi piace arrivare e sapere già cosa fare e vedere, soprattutto per non perdermi le cose principali, ma mi dà anche sicurezza; ci voleva Maurizio a convincermi a fare questa "pazzia", decisa domenica 10 agosto con partenza mercoledì 13, destinazione Siviglia, Andalusia, Spagna, olè!
Subito mi hanno presa l'agitazione e un po' il dispiacere di andare via senza i ragazzi, poi, vista la sua sicurezza, mi sono completamente goduta questa novità e non ho cercato nemmeno nessun tipo di informazione!
Ero emozionata anche per il viaggio in aereo, non ricordavo quanto fosse bello volare! All'andata abbiamo fatto scalo a Madrid, al ritorno invece il volo era diretto su Bologna.
Il nostro boutique hotel, Las Casas de El Arenal, è in un bellissimo palazzo del centro storico, con tanti cortili interni arredati in stile classico, qualche pezzo moderno scelto con cura e tantissime piante rigogliose: sembra di entrare in una fiaba dal sapore orientale; decisamente apprezzata la piccola piscina sul tetto, che abbiamo sfruttato sia nelle ore più calde del primo pomeriggio, che la sera dopo essere rientrati dalla cena. Beatriz alla reception è di una gentilezza unica, ci ha accolti con un meraviglioso sorriso e ci ha dato tantissime informazioni utili su cosa vedere, dove mangiare e cosa non perdere. Mauri parla lo spagnolo, ma lei è stata tanto chiara che l'ho capita anche io!
Poi iniziamo a girovagare, facciamo un sacco di passi cercando di orientarci e finiamo nel quartiere al di là del Rio Guadalquivir, costruito in occasione dell'Expo del 1992. Carina la passerella sul fiume da cui i ragazzi si tuffano per rinfrescarsi, bello il parco curato seppure deserto, ma gli edifici costruiti per l'evento ci sembrano un po' abbandonati, o quantomeno trasscurati, non ci è piaciuto tantissimo.
Il caldo si fa sentire, anche se non è umido, di giorno ci sono mediamente 40 gradi.
Ci rinfreschiamo in albergo e facciamo un giro in centro per ammirare la città di sera: bella, elegante, ordinata e pulita, dallo stile architettonico andaluso e dai locali con dehors all'aperto che la rendono vivace. Notiamo soprattutto le ceramiche colorate che decorano cortili interni, scale, insegne di negozi e dettagli di palazzi (anche il sotto dei balconi!) e le vele che ombreggiano le strade nelle calde giornate estive, come gli antichi velarium romani.
Al temine del tour durato circa 2 ore, anche se non molto convinti, entriamo a Plaza de Toros de la Maestranza (12euro a persona, ridotto a 10 con la card dell'autobus turistico), dove si tengono ancora le corride.
Non condividiamo la ferocia di questa tradizione, ma visitando gli spazi dell'arena, dove se ne racconta la storia del luogo, degli animali e delle persone, non posso che riflettere sul fatto che sarebbe un peccato perdere la ricchezza delle maestranze che vi gravitano. Da creativa ho pensato soprattutto all'artigianalità che sta dietro alla realizzazione degli abiti dei toreri, confezionati con tessuti pregiati e decorati con ricami complessi e spettacolari, ma immagino che siano tanti altri i mestieri tradizionali che contribuiscono alla realizzazione di un evento simile. Mi piacerebbe che le corride non fossero abolite completamente, ma che si trovasse un modo per eliminare la crudeltà nei confronti degli animali per esaltare maggiormente, invece, gli aspetti positivi dell'arte e della creatività umana; sarebbe possibile secondo voi?!
E' di uno splendore unico, penso indescrivibile a parole e immagini; si rimane a bocca aperta prima per le dimensioni, poi per le finissime decorazioni ceramiche tutte diverse, non si finisce mai di ammirarla, sembra davvero accoglierti in un grande abbraccio.Sorseggiando una granita, passeggiamo un po' nel Parco di María Luisa, anche questo ben curato, che ospita tanti Parrocchetti.
Pranziamo con la loro vista davanti a La Malvaloca con un piatto di tapas (sempre buone e abbondanti) da condividere e soprattutto scoprendo l'ottima sangria bianca, che ammettiamo di preferire a quella tradizionale perché è più "beverina".
Si sale in ascensore all'orario della prenotazione, ma si può restare tutto il tempo che si vuole.
Il gioco di luci è spettacolare, merita davvero organizzare la visita alla loro accensione. Le città viste dall'alto sono sempre belle, a Siviglia però, a parte qualche edificio che spicca, è tutto molto piatto e uniforme, la preferiamo fra i suoi vicoli e la sua gente. Nonostante le tante persone, sulle Setas il tempo pare rallentato, ci godiamo con calma il tramonto, il panorama, l'arietta dell'ora blu e la bella compagnia.
Provo a fare foto, con santa pazienza di Mauri, che immagino bellissime e che invece, ovviamente, non vengono mai come vorrei...
Anche qui ci perdiamo col naso all'insù ad ammirare i tantissimi particolari del palazzo, nonché le splendide ceramiche che lo decorano senza soluzione di continuità.
Siamo contenti ma stanchi per il caldo, ci rinfreschiamo in albergo prima di passeggiare nuovamente fino a Plaza de España per vederla illuminata all'imbrunire, merita davvero tanto. Siamo arrivati presto e ci godiamo questo "tempo lento" insieme; senza per forza dover fare e dire cose, ammiriamo questo posto bellissimo nella nostra ultima serata di vacanza (la notevole foto panoramica è di Mauri).
Prima di salutare Siviglia, vi racconto qualche curiosità:
*i tantissimi alberi che si trovano in città, sono di arance amare;
*le decorazioni intrecciate che si vedono spesso sui balconi di Siviglia, soprattutto durante la Settimana Santa, vengono appese come abbellimento durante le processioni;
*sono ovviamente tantissimi i negozi di souvenir che vendono i tipici ventagli, alcuni davvero molto belli e particolari perché decorati a mano;
*è la città dell'Opera perché ne è ambientazione in più di cento componimenti, ed è la culla del Flamenco, arte che unisce canto, danza e chitarra;
*tanti hanno scambiato Mauri per portoghese per via del suo accento;
*il simbolo NO8DO, presente un po' dovunque, è il motto della città; è un rebus dove l'8 è in realtà una matassa di lana, in spagnolo madeja; si legge quindi NO-madeja-DO, (no me ha dejado, non mi ha abbandonato), a ricordare che il popolo di Siviglia rimase fedele al re Alfonso X il Saggio durante una rivolta organizzata dal figlio Sancho (nel 1275). Il sovrano, grato per questa fedeltà, donò il simbolo alla città.
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